La verità, quella vera, è che la Regione Siciliana gode della peculiarità, partorita dalle menti creative che ci governano da sempre e con l’ausilio dei “compagni di cordata”, di gestire ora la previdenza con un piede nell’attuale Fondo Pensioni, fintamente gestito in maniera autonoma (formalmente lo è), ma gestito naturalmente indirettamente dalla politica ed i “loro seguaci”, mentre l’altro piede poggia ancora sul bilancio regionale che naturalmente è gestito direttamente da politica e “company”.
Qualche anno fa tutti i due piedi poggiavano sopra il bilancio regionale, ma poi grazie alle menti creative che ormai avevano prosciugato tutti i fondi previdenziali (soldi e beni immobili) ebbero l’invenzione del Fondo Pensione facendo finta di far rientrare la previdenza nei ranghi legittimi con il giusto motto che dovrebbe suonare più o meno: “tanto tratteniamo in pecunia sui fogli paga degli impiegati regionali, tanto li custodiamo in accantonamenti finché non verrà il tempo di restituirli ai legittimi proprietari quando andranno in pensione”.
Il risultato, quello determinante, sulla vera risposta da dare è:
non si vogliono e possono dare e si rallentano il più possibile l’esborso delle liquidazioni perché non ci sono soldi, punto.
La scarsezza di personale del Fondo Pensioni non è il punto decisivo anche se la sua importanza ce l’ha.
È preferibile trovare ulteriori “escamotage” per arricchire altri soliti noti che appartengono alla stessa “famiglia degli inventori creativi” attraverso l’uso di “innovativi” prodotti bancari e cioè le cessioni dei TFS trattenendo fior di quattrini a chi è costretto per necessità a ricorrerne dopo aver sperato in una vita intera di vedersi alla fine riconosciuto il suo legittimo “gruzzolo”.
Gli accantonamenti che un buon padre di famiglia avrebbe dovuto fare non ci sono perché sono stati impiegati negli anni in “altre operazioni” più convenienti ai “creativi” che ci governano da sempre: per tappare un buco qui, un buco là, per comprarsi voti e consenso di un popolo affamato di lavoro ed “aiutandolo” in modo scriteriato pregiandosi ipocritamente del concetto quale quello della “macelleria sociale” e si continua ipocritamente imperterriti “nell’andare incontro” ad ogni necessità, purché finalizzata al consenso, e così quelli che dovevano essere soldi accantonati per chi va in pensione vengono ulteriormente depauperati con gli anticipi sulle liquidazioni: altro strumento per tenersi stretti le “clientele” che sarebbe giusto in una situazione normale, ma che non lo è se non si possono dare prima i soldi a chi per priorità dovrebbe averne più diritto.
È come se un’assicurazione non avrebbe i fondi sufficienti per far fronte alle legittime richieste degli assicurati (cosa possibilissima, ahimè, nell’epoca attuale) perché avrebbe eluso gli accantonamenti prescritti per legge usandoli in altri modi.
Egregio dottor Mineo, lei scrive sul suo blog “Mala tempora currunt”.
Le do ragione se ci mettiamo la possibilità negata dal governo centrale di spalmare un debito di 380 milioni non in dieci anni, ma in un’unica legislatura, ma ancor di più se ci aggiungiamo il “calderone” descritto sopra e c’è di che preoccuparsi per davvero.
Al posto suo posto però mi preoccuperei ancor prima sulla coerenza dei sindacati perché se anche è vero che il Fondo Pensioni è a corto di personale e che lei ed il suo sindacato ha fatto richieste più volte di risolvere il problema nel contempo però vorrei ricordarle che il suo sindacato si è pure rivoltato anche contro la mobilità del personale regionale e non mi pare che servano scienziati da cercare al di fuori di Palermo per svolgere procedure ormai ben delineate e consolidate del Fondo Pensioni anche se attualmente con una nuova dirigenza: insomma non le sembra una contraddizione?
Cordiali saluti.