Autore Topic: trasferimento  (Letto 2002 volte)

Filippo Buscemi

  • Visitatore
trasferimento
« il: Dicembre 16, 2016, 11:23:54 am »
Oggi, finalmente, ho mandato per raccomandata RR la cancellazione dal sindacato COBAS-CODIR.
Motivazione? Ora vi spiego:
Nel febbraio 2015 ho avanzato una prima richiesta di nulla osta al fine di ottenere il trasferimento presso la Motorizzazione civile di Agrigento, in risposta alla quale l’amministrazione di appartenenza ha espresso parere negativo.
In pari data l’istante ha formulato nuova richiesta di concessione di nulla osta per ottenere il trasferimento presso l’UREGA di Agrigento, anch’essa negata dall’amministrazione destinataria della domanda.
Ulteriore istanza è stata, infine, avanzata dal lavoratore in data 13.10.2015 per il trasferimento presso l’ENTE PARCO VALLE DEI TEMPLI DI AGRIGENTO, -poi reiterata in data 15.09.2016-, in riscontro alla quale è stato espresso l’ennesimo diniego alla concessione del nulla osta.
Nello stesso arco temporale, venivano concessi a colleghi di ufficio (altri lavoratori aventi medesima qualifica e competenze professionali) i nulla osta per il trasferimento in altri uffici (tre in uffici dove il sottoscritto aveva richiesto di essere trasferito)
Di tale situazione era stato investito il segretario provinciale del Sindacato, il quale dopo avere effettuato qualche breve telefonata mi riferiva che da colloqui avuti con il dirigente dell'ufficio era possibile solo effettuare un cambio di unità operativa.
Non era questo che mi aspettavo dal mio sindacato.
Mi Aspettavo che si facesse  carico della problematica e mi rappresentasse con forza presso l'Ammistrazione data l’irragionevolezza e l’arbitrarietà e contrarietà al principio generale di correttezza e buona fede di siffatti dinieghi.
Ciò che si sta verificando, purtroppo, è una totale assenza di rappresentanza ed una scarsa considerazione degli iscritti.
Mi sono rivolto ad un legale per le azioni giudiziarie ritenute opportune per la tutela dei miei diritti, diritti che un sindacato dovrebbe difendere.
Filippo Buscemi